18 dicembre 2006

Bolle d'alea (4): Rilke

"Da gibt es kein Messen mit der Zeit, da gilt kein Jahr, und zehn Jahre sind nichts, Künstler sein heißt: nicht rechnen und zählen; reifen wie der Baum, der seine Säfte nicht drängt und getrost in den Stürmen des Frühlings steht ohne die Angst, daß dahinter kein Sommer kommen könnte. Er kommt doch. Aber er kommt nur zu den Geduldigen, die da sind, als ob die Ewigkeit vor ihnen läge, so sorglos still und weit. Ich lerne es täglich, lerne es unter Schmerzen, denen ich dankbar bin: Geduld ist alles!"

Il 23 aprile 1903, da Viareggio, Rilke scrive queste parole a un giovane corrispondente. In un blog, sul crepuscolo del 2006, suonano paradossali. Ma questo paradosso è il pensiero augurale che, per il tempo che viene, Apollonio Discolo lancia a chi ha avuto la pazienza di cercarlo e di leggerlo, come a un corrispondente ideale.
[Nella traduzione di Leone Traverso: "Qui non si misura il tempo, qui non vale alcun termine e dieci anni non sono nulla. Essere artisti vuol dire: non calcolare e contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e sta sereno nelle tempeste di primavera senz’apprensione che l’estate non possa venire. Ché l’estate viene. Ma viene solo ai pazienti, che attendono e stanno come se l’eternità giacesse avanti a loro, tanto sono tranquilli e vasti e sgombri d’ogni ansia. Io l'imparo ogni giorno, l’imparo tra dolori, cui sono riconoscente: pazienza è tutto"].

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