19 agosto 2009

Lingua nostra (2): dal focolaio svizzero, "(inter)facoltario"

Gli aggettivi facoltativo e facoltoso, in italiano, ci sono già. Ma facoltà come "sezione dell'università che raggruppa materie affini" non ha ancora il suo aggettivo relazionale (che delizia, sia detto a margine, l'ordinato mondo che descrivono i dizionari, con simulata ingenuità!).
Tanto i comuni quanto le facoltà, per es., hanno un consiglio: ma se per i comuni è, da sempre, un consiglio comunale, per le facoltà è stato finora un consiglio di facoltà. E basta.
Del resto, nelle università come altrove nel mondo, di molte cose si dirà che sono facoltative ma di nessuna lo si dirà in ragione del fatto che è 'di una facoltà universitaria' o 'relativa a una facoltà universitaria'.
Che facoltoso possa poi avere qualcosa da spartire, oggi, con qualsiasi aspetto della gloriosa istituzione accademica occidentale muove al riso. "'Bambole', non c'è una lira" è ormai il motto che vi circola. "A meno che - si aggiunge di solito - non siate capaci voi medesimi di trovare chi compri le vostre grazie". E, meglio di tutte le chiacchiere su rinnovamenti metodologici, meriti ed eccellenze che si sentono in giro, ciò dice il perché da più parti politiche ed economiche si prema per mettere presto alla porta pletore di avvizziti vecchietti sostituendoli con più appetibili e giovani virgulti della scienza. Si vuol mettere la differenza di vendibilità?
Comunque sia, a colmare la lacuna lessicale dell'italiano di cui si diceva, si sta provvedendo in Svizzera: (inter)facoltario compare già nella prosa giornalistico-burocratico-accademica che vi si produce nella lingua del sì. In un documento della città di Zurigo, per es., a proposito della splendida ed efficiente biblioteca centrale, si legge: "È un ente interfacoltario dell'Università, accessibile al pubblico". "Per la discussione facoltaria" è recentissima attestazione raccolta personalmente da Apollonio.
Una mano, nel nuovo conio, deve averla data il francese. Secondo i dizionari, facultaire, "relatif à une faculté: l'administration facultaire", è attestato a partire dal 1970. Ma, da ciò che compare in rete, sembra oggi vivace soprattutto in Belgio, nel Québec, di nuovo in Svizzera: il Pôle facultaire de Microscopie Ultrastructurale, per es., è a Ginevra; a Losanna, invece, si potrà frequentare il Département interfacultaire d'éthique.
Ragionevolmente per influenza del francese, sempre in Svizzera prospera anche il tedesco fakultär: di fakultäre Forschungsschwerpunkte parla il sito dell'Università di Zurigo. Fakultär non sembra però ancora completamente acclimatato nell'area germanofona. Le attestazioni tedesche, svizzere e austriache (con valori diversi, non solo aggettivali) sono numerose, è vero. I dizionari comuni però tacciono. La parola circola parecchio ma è come se non esistesse: una sans papier che, fatto il suo lavoro, si acquatta clandestina.
Tacciono i dizionari anche in Italia, e con ragione. Fuori dell'italiano in Svizzera, (inter)facoltario sembra, allo stato, soltanto potenziale o, per dir così, ultra-tendenziale. Lo testimonia il brano seguente (di autore presumibilmente romano). Gli affezionati di Apollonio crederanno si tratti di una parodia. Invece è autentico (punti di sospensione compresi). Se vogliono, possono trovarlo anche loro in rete:

"Salve a tutti. Quest'annuncio è rivolto a coloro che vogliono creare sinergie e vogliono affiancare alle loro metodologie e tecniche questo nuovo e promettente approccio. Dopo una discussione alquanto interessante nella sezione di psicoterapie mi sposto in questa di lavoro... Mi sono laureato in quella che una volta si chiamava psicologia sperimentale con un indirizzo ancora piu strano (il corso era interfacoltario tra ingegneria e psicologia)... fra poco comincerò il dottorato in psicologia cognitiva... Purtroppo il neurofeedback è una tecnica relativamente giovane ma estremamente promettente (se volete fate un giro sul sito nell'NIH, praticamente l'istituto superiore di sanità americano, per capire quanto ci stiano puntando all'estero...)".

Insomma, l'impressione è di un'innovazione lessicale francese. Il francese è l'unica delle tre lingue qui prese in conto per le quali esistono già, da almeno trenta anni, opportune registrazioni lessicografiche di facultaire.
In modi variamente rigogliosi, essa sta avanzando tanto in francese, quanto in tedesco (come fakultär) e, adesso, in italiano (come facoltario). Sembra l'avanzata si muova soprattutto da focolai marginali: anche in francese. E la Svizzera pare giocare nel caso specifico un ruolo speciale: i focolai vi sono (anche amministrativamente) contigui e, nel contatto, si rinfocolano vicendevolmente, nella creazione di un elvetismo interlinguistico.
Niente di scientifico, naturalmente, in questo post: in linea, del resto, con l'intero blog. Dietro, c'è solo un'approssimativa e rapida raccolta di dati in rete e la consultazione di banali dizionari: un passatempo agostano, come, anni fa, si fece con ippomontato.
Il dato di questa che pare una comune innovazione 'continentale' (e non 'anglosassone') è comunque curioso. Fiducioso, Apollonio lo affida alle competenze, alla dottrina, all'erudizione dei suoi preziosi cinque lettori.

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