12 dicembre 2016

Cronache dal demo di Colono (50): Il mestiere di Bob Dylan

"But, like Shakespeare, I too am often occupied with the pursuit of my creative endeavors and dealing with all aspects of life's mundane matters. «Who are the best musicians for these songs?» «Am I recording in the right studio?» «Is this song in the right key?» Some things never change, even in 400 years. 
Not once have I ever had the time to ask myself, «Are my songs literature?
So, I do thank the Swedish Academy, both for taking the time to consider that very question, and, ultimately, for providing such a wonderful answer».
Uno splendido explicit, di verità ironica e irridente, per il Banquet Speech inviato da Bob Dylan in occasione della cerimonia di consegna del Premio Nobel. 
Ironico riflessivamente, con la sbardellata menzione del Bardo, e irridente, per la medesima ragione, non tanto nei confronti del pur paludato contesto, quanto in faccia all'uragano di chiacchiere che l'assegnazione del premio ha suscitato tra i letterati e i critici. 
E poi vero con il richiamo al mestiere e alle cose che non cambiano: le corvées di un mestiere e di chi un mestiere ce l'ha, profondamente radicato nel suo animo e inscritto nella sua vita. 
Cose autentiche, faccende pratiche. Sarebbe piaciuto a Primo Levi, il richiamo al mestiere. E gli sarebbe piaciuta oltremodo quella chiusura personale, d'ora in avanti memorabile: "Non ho mai avuto il tempo di chiedermi se ciò che ho scritto fosse letteratura".

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